Epif

Quelle che seguono, fanno parte di una raccolta di epifanie scritte dallo stesso Joyce negli anni fra il 1900 ed il 1904, giunte fino a noi in due gruppi di manoscritti conservati alla Lockwood Memorial Library dell' Università dello stato di N.Y.e Cornell University Library a Ithaca (N.Y.). In queste pagine sono state annotate solo le epifanie utilizzate, anche con sostanziali modifiche, nel testo oggetto dello studio. La raccolta e le note sono state tratte dal testo curato da Giorgio Melchiori. Per epifania Joyce intende "un'improvvisa manifestazione spirituale, o in un discorso o in un gesto o in un giro di pensieri degni di essere ricordati". Quando cominciò a comporle, "egli considerava ciascuna di esse come un componimento in sé compiuto" dove "la rivelazione poetica doveva realizzarsi attraverso la prosa del parlato quotidiano, anche nelle sue forme più degradate o semiarticolate". Successivamente l'autore modifica l'atteggiamento: non solo registrazione passiva di attimi fuggevoli, intuizione di attimi della realtà oggettivati e autonomi, ma ricerca della struttura verbale con la quale comunicare agli altri una realtà diventata soggettiva. Quando Stephen spiega a Lynch la dottrina estetica tomistica, e commenta il terzo requisito della bellezza, chiarisce l'improvvisa intuizione dell'essenza di un oggetto:

The mind in that mysterious instant Shelley likened beautifully to a fading coal. The instant wherein that supreme quality of beauty, the clear radiance of the esthetic image, is apprehended luminously by the mind which has been arrested by its wholeness and fascinated by its harmony is the luminous silent stasis of esthetic pleasure, a spiritual state very like to that cardiac condition which the Italian physiologist Luigi Galvani, using a phrase almost as beautiful as Shelley's, called the enchantment of the heart.

"L'accento è posto tutto sull'istante come unità di misura dell'esperienza estetica, e non è un caso che proprio in questi anni Marcel Proust avviasse la sua più grande esplorazione del tempo perduto dall'esperienza momentanea della madeleine intinta in una tazza di tè, e D.H. Lawrence parlava della creazione poetica come 'l'attimo, il vivo, lo stesso getto sorgivo di ogni sarà ed è stato. L'espressione è come uno spasmo, un nudo contatto in cui tutte le esperienze sono presenti contemporaneamente. Non vuole andare in nessun posto, Semplicemente, ha luogo'. E per Virginia Woolf il compito dell'artista consisteva nel fissare e dare forma a quelli che chiamava 'momenti dell'essere'. Più tardi T.S. Eliot definirà questo momento come the still point of the turning world (il punto fermo del mondo che ruota) e lo graverà di significati trascendenti chiamandolo 'Incarnazione'. Ma Joyce non seguì certo gli altri sulla strada di un fumoso misticismo".

Egli passa invece dalla espressione drammatica e oggettiva alla teorizzazione dell'attimo intuitivo attraverso una rete di parole ed immagini nella quale cogliere la rivelazione dell'istante, ma quando si propone di epifanizzare l'evoluzione spirituale del giovane artista in Irlanda (A Portrait of the Artist - breve racconto precedente alle Gesta di Stephen) si trova in difficoltà perché la tensione creativa diventa gravosa. E' a questo punto che l'autore prende le distanze nei confronti di quanto aveva teorizzato con così tanto entusiasmo: l'epifania, concepita come oggetto da contemplare, fisso, statico, per sua natura non può svilupparsi in una direzione spazio-temporale, propria del racconto. Così, quando trasforma il racconto nel lunghissimo romanzo autobiografico Le Gesta di Stephen, le epifanie trovano posto all'interno della narrazione come momenti di alta rappresentazione estetica, sospesi, immobili all'interno di una dimensione narrativa in divenire.I "componimenti in sé compiuti ed autonomi" divengono allora frammenti da inserire nelle opere di maggior impegno o, abbandonando le illusioni giovanili prendono forma ironica, come in quella scritta in una lettera al fratello Stanislaus nel 1907 ove descrive la sua situazione:

{Scena: una stanzetta piena di spifferi con pavimento a mattonelle, cassettone sulla sinistra, su cui sono posati i resti del pranzo, al centro un tavolino con il necessario per scrivere (Lui non se ne dimentica mai) e un salino: sullo sfondo, un letto di piccole dimensioni. Un giovane col naso gocciolante è seduto al tavolino: sul letto siedono una madonna con bambino frignante. E' un giorno di gennaio.} Titolo di quanto precede l'Anarchico.

Qui sotto vengono citate le epifanie sia nella forma originale che in quella modificata ed inserita nel testo; cliccando vengono si visualizzano le note o, per una maggior comprensione, la parte di testo interessata.

The spell of arms and voices: the white arms of roads, their promise of close embraces and the black arms of tall ships that stand against the moon, their tale of distant nations. They are held out to say: We are alone - come. And the voices say with them: We are your kinsmen. And the air is thick with their company as they call to me, their kinsman, making ready to go, shaking the wings of their exultant and terrible youth.

Epifania	Epifania nel testo
A long curving gallery: from the floor arise pillars of dark vapours. It is peopled by the images of fabulous kings, set in stone. Their hands are folded upon their knees in token of weariness and their eyes are darkened for the errors of men go up before them for ever as dark vapours.	A long curving gallery. From the floor ascend pillars of dark vapours. It is peopled by the images of fabulous kings, set in stone. Their hands are folded upon their knees in token of weariness and their eyes are darkened for the errors of men go up before them for ever as dark vapours.